Un utile di ritorno

19 Marzo 2013

All’apparenza esistono molte barriere alle operazioni di backhauling (trasporto nel viaggio di ritorno) - una delle più vistose è la questione delicata del marchio e la necessità di collaborare con i propri competitori più agguerriti - eppure, se è possibile superare questi ostacoli, esistono anche enormi opportunità per diminuire i costi della catena di rifornimento e le emissioni di carbonio.

Gay Sutton scopre la ragione per cui alcune tra le migliori imprese riescono ad ottenere risparmi di questo tipo e il modo in cui gestiscono i problemi coinvolti.

Le cifre ufficiali spesso sono deprimenti, ma possono anche indicare opportunità significative di miglioramento. A detta di Mike Bernon, presidente del CILT Reverse Logistics Forum, il coefficiente di riempimento di un veicolo in questa industria è ancora sotto il 50%, benché alcuni settori dimostrano un rendimento considerevolmente migliore. Inoltre, il Ministero dei Trasporti del Regno Unito ha rivelato che un’incredibile 25% dei veicoli di trasporto su strada fa il viaggio di ritorno vuoto. Fra coloro che hanno un miglior rendimento la maggior parte trasporta materiali di confezionamento già usati per il riciclaggio oppure pallet e strutture vuote che verranno riempite di nuovo nella prossima consegna al cliente.

Questo significa che esiste un’opportunità considerevole per il backhauling - cioè il trasporto della merce anche nel viaggio di ritorno del veicolo – in modo da far diminuire i costi per unità della logistica e ridurre le emissioni di carbonio. Cos’è necessario fare affinché quest’opportunità teorica diventi realtà? E cosa possiamo apprendere dalle società che già si comportano in questo modo?

Nel passato, i provider di logistica in conto terzi organizzavano la maggior parte delle operazioni con percorso allungato. Incaricati della movimentazione dei materiali da società diverse e sempre nel tentativo di ridurre i costi e le emissioni di carbonio hanno la possibilità di trarre vantaggio da una vasta gamma di percorsi e tipi di prodotti diversi.

A detta del signor Bernon: “Molto spesso i loro parchi veicoli sono esclusivi per contratto, per cui un veicolo deve fare il viaggio di andata carico e quello di ritorno vuoto, ma se il contratto lo permette hanno anche la possibilità di organizzare i percorsi allungati”.

Il settore 3PL (Logistica fornita da terzi) è il leader
Tradeteam fa parte di DHL, un provider globale di logistica, è specializzata nella Logistica fornita da terzi nel settore delle bevande e consegne ai bar e grandi supermercati. La società ha sviluppato una forte struttura operativa per trarre vantaggio dalle opportunità di trasporto nel viaggio di ritorno dopo la consegna ai supermercati. Gavin Murdoch, amministratore delegato di Tradeteam, ci ha spiegato: “Dato che facciamo parte di DHL abbiamo la possibilità di prendere in considerazione tutti i carichi del Gruppo per vedere se adatti ad un percorso allungato. All’inizio cerchiamo dei flussi di ritorno da altri contratti con DHL, ma se non riusciamo a trovare niente di valido dal punto di vista logico facciamo ricerche al di fuori della società e contattiamo un altro partner nel sub-contratto”.

Identificare le società di logistica e imprese di trasporto giuste per questo tipo di collaborazione e gestire la partnership che ne risulta spetta soprattutto al responsabile trasporti per Tradeteam che deve capire molto bene i flussi sul mercato. Ci ha avvertito: “Devo sottolineare che è necessario molto lavoro per organizzare questo tipo di partnership se si desidera garantirne il successo”. Entrambe le parti devono impegnarsi a provvedere il lavoro per l’altro socio e accordarsi su un metodo valido per allineare le date e le ore dei flussi in entrambe le direzioni. Basandosi s questi criteri però potranno garantire al cliente i costi quotati sia per il viaggio di andata che quello di ritorno.

Un tipo di mentalità nuovo
Il professore Richard Wilding di Cranfield ci ha ulteriormente spiegato: “Bisogna tener presente che una delle questioni più importanti cui va incontro il settore 3PL è incoraggiare le imprese ad accordarsi sulle disposizioni per i percorsi allungati e essere disposte ad entrare in quella che noi chiamiamo una ‘co-competizione’, cioè la collaborazione con un competitore”. Due società che hanno superato con successo l’ostacolo psicologico profondamente radicato di lavorare con i propri competitori sono Nestle e United Biscuits. I rappresentanti dei due giganti si sono incontrati per la prima volta all’Istituto di distribuzione dei prodotti di drogheria (Institute of Grocery Distribution = IGD) durante una sessione di speed dating (incontri molto veloci) appositamente organizzata per portare insieme imprese che desideravano investigare la possibilità di condividere le risorse per il trasporto.

Dopo aver scoperto che le loro operazioni e processi di logistica rappresentavano un buon accoppiamento, le due società sono giunte alla conclusione coraggiosa e non convenzionale di limitare la competitività ai supermercati e collaborare nel settore della logistica.

Dopo aver esaminato ed eliminato tutte le barriere che impedivano la collaborazione, nel 2007 il primo camion di United Biscuits ha trasportato un carico di prodotti Nestle dalla fabbrica Nestle York al proprio centro di distribuzione a Bardon. Questo tipo di collaborazione in continua evoluzione rappresenta un risparmio annuale di oltre 280.000 km di viaggi su strada e circa 95.000 l di diesel all’anno.

La pratica migliore dal settore vendite al dettaglio
Un’altra iniziativa trovata utile da molte catene di supermercati tra le meglio conosciute è usare i veicoli dedicati alla consegna anche per prelevare i prodotti dai fornitori già esistenti durante il viaggio di ritorno al centro di distribuzione. Naturalmente possono accettare soltanto i prodotti abilitati a trasportare; inoltre, il magazzino da cui fanno il prelievo deve ottemperare a standard rigorosi per le operazioni e la sicurezza sul lavoro. Un rappresentante di Sainsbury ci ha spiegato: “L’approccio seguito è di entrare in un accordo di partnership con i fornitori come una società di trasporti e non come il supermercato o il cliente”. Il lato acquisti dell’attività del supermercato quindi è completamente separato da quello dell’offerta come società di trasporto. A sua detta: “In questo modo il cliente è anche più a suo agio con l’intero accordo. Ora possiamo dare un prezzo per questo tipo di servizio comparabile con quello di altre imprese di trasporto su una base simile”.

Allo stesso tempo Tesco, un dettagliante a raggio europeo, ha sviluppato un processo sofisticato per utilizzare i percorsi allungati per la merce ridata indietro. Ian Towell, il direttore nazionale per il ritorno della merce, ci ha spiegato: “Cinque anni fa esistevano soltanto 500 negozi che potevano rispedire indietro i prodotti - ora sono oltre 2000”. Anche i negozi di dimensioni più piccole come Tesco Express e Metro offrono un tragitto conveniente locale per il ritorno della merce acquistata on-line. A sua detta: “Raggiungere quest’obiettivo è stata per noi una sfida logistica al contrario”.

La soluzione adottata da Tesco è di usare un sistema di backhauling per i ritorni usando la catena di consegna già esistente per alimentari a temperatura ambiente, incorporare il sistema di gestione nell’informatica della società per garantire una risposta efficiente e uniforme nell’intero gruppo e dare la possibilità certa di rintracciare i prodotti sull’intera rete. La merce rispedita viene raccolta nel negozio in una gabbia chiusa. . “Quando la gabbia è piena, può essere rimandata a uno dei nostri magazzini satellite sulla maggior parte dei veicoli che fanno il viaggio di ritorno.
Quest’operazione potrebbe avvenire tre volte alla settimana per un negozio di grandi dimensioni o soltanto una volta al mese per uno più piccolo”.

Per assicurare un minimo numero di traghetti per un camion soltanto quando nel magazzino satellite c’è un carico completo di 45 strutture viene trasportato al centro per la merce rispedita di Saltley, Birmingham.

Come far funzionare l’intero concetto
Alle società che desiderano utilizzare al meglio lo spazio vuoto nei propri veicoli, il signor Wilding suggerisce di impiegare tempo per cementare buone relazioni di lavoro e in seguito incorporarle nei sistemi operativi, non soltanto nelle conversazioni. È possibile anche ottenere aiuto da associazioni industriali come IGD, che lavorano in un modo molto stretto con i propri membri per promuovere la logistica di collaborazione e rappresentano un’ottima sorgente di informazioni, guida e supporto. Tarun Patel, direttore della catena di rifornimento IGD, ci ha spiegato: “IGD agisce come agevolatore di Efficient Consumer Response UK (risposta efficiente al consumatore nel Regno Unito), un gruppo di professionisti per la catena di rifornimento attivo in tutti i settori. Quale parte del proprio gruppo di lavoro per la distribuzione sostenibile ha creato una guida alla collaborazione per il trasporto che include un processo a sette fasi per aiutare le organizzazioni ad utilizzare le risorse di trasporto basandosi sulla pratica migliore per i dettaglianti di articoli casalinghi e marche di prodotti per consumatori.”

Le sette fasi di IGD per una collaborazione di successo nei percorsi di ritorno

  1. Produrre un riassunto dei tragitti e volumi.
  2. Identificare possibili tragitti di collaborazione con un partner potenziale.
  3. Accordarsi sulle tariffe su una base da tragitto a tragitto.
  4. Decidere quali sono gli indicatori chiave di performance e rivederne continuamente il meccanismo.
  5. Eseguire una prova pilota.
  6. Rivedere i risultati della prova pilota.
  7. Messa in operazione.

Gay Sutton

  1. Immagine per cortesia di Tradeteam.
  2. Gavin Murdoch, Consigliere delegato di Tradeteam.
  3. Il parco Tradeteam. Immagine per cortesia di Tradeteam.
  4. Tarun Patel, Direttore Supply Chain alla IGD.

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